John Faser - Cristallizzazione
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{Testo di "Cristallizzazione"}
Non riesco più svegliarmi, sto tra scarti di batteri
Il ghiaccio preda gli arti ricoperti dai licheni
Il vuoto a fianco ai monti dava un senso di vertigine
Se il tempo è mutamento non troveremo più l'origine
Scaveremo eterne fosse andando oltre il nostro limite
Consci che le risposte stagnano là dietro all'iride
Allontanando ogni mio simile per vivere dei forse
Ho interpretato dalle viscere larve viscide di mosche
Le costole ormai lisce nidi delle fosche bisce
Croste grigie esposte ad ovest dell'effige poste a lige forze esige scorze vige l'orde seppellisce morte predice l'infelice oltre
Volti inespressivi, creano orti di suicidi
Morti in mezzo ai vivi insorti ai bordi dei pontili
Mi getto tra i residui di universi indeboliti
Là dove i confini giacciono imputriditi
Tra i detriti impalliditi ambiti cicli custoditi
Si cibano feriti degli sguardi già sbiaditi
Sono legami smarriti monoliti d'odio
Perdo il consenso ottico dal centro del Panopticon osservo la realtà un sogno microscopico
Aspetto i corvi adottino nel cerchio cosmico la notte di vite interrotte rotte verso Omicron
Mi opero da solo Rogozov vomito l'involucro plastico tossico
Rigurgito cosmico divario il prossimo scenario è estinguersi in una civiltà di Dyson
Non restare umano
Non farmi più vomitare
Non farmi più vomitare
Non farmi più vomitare
Non farmi più vomitare
A chi credi che possa servire?
Chi credi che possa sentire?
A chi credi che possa mentire?
Credi che possa morire?
{Testo di "Cristallizzazione"}
Non riesco più svegliarmi, sto tra scarti di batteri
Il ghiaccio preda gli arti ricoperti dai licheni
Il vuoto a fianco ai monti dava un senso di vertigine
Se il tempo è mutamento non troveremo più l'origine
Scaveremo eterne fosse andando oltre il nostro limite
Consci che le risposte stagnano là dietro all'iride
Allontanando ogni mio simile per vivere dei forse
Ho interpretato dalle viscere larve viscide di mosche
Le costole ormai lisce nidi delle fosche bisce
Croste grigie esposte ad ovest dell'effige poste a lige forze esige scorze vige l'orde seppellisce morte predice l'infelice oltre
Volti inespressivi, creano orti di suicidi
Morti in mezzo ai vivi insorti ai bordi dei pontili
Mi getto tra i residui di universi indeboliti
Là dove i confini giacciono imputriditi
Tra i detriti impalliditi ambiti cicli custoditi
Si cibano feriti degli sguardi già sbiaditi
Sono legami smarriti monoliti d'odio
Perdo il consenso ottico dal centro del Panopticon osservo la realtà un sogno microscopico
Aspetto i corvi adottino nel cerchio cosmico la notte di vite interrotte rotte verso Omicron
Mi opero da solo Rogozov vomito l'involucro plastico tossico
Rigurgito cosmico divario il prossimo scenario è estinguersi in una civiltà di Dyson
Non restare umano
Non farmi più vomitare
Non farmi più vomitare
Non farmi più vomitare
Non farmi più vomitare
A chi credi che possa servire?
Chi credi che possa sentire?
A chi credi che possa mentire?
Credi che possa morire?
