John Faser - Tragoidìa

{Testo di "Tragoidìa"}

{Intro}
Jason

{Strofa}
E tu che credi tutto sia normale ma quando chiudi gli occhi lo vedi pure tu
Il peso di tutte le pare che anche se non voglio mi buttano giù (Mi buttano giù)
Restatemi distanti annego nei miei stessi spasmi
Tra sentieri soffocanti ed inquietanti fiumi neri
Ridatemi gli istanti e i dissetanti cimiteri
Nei terreni circostanti lascio scarti deleteri
Talvolta il cosmo si apre, ha buchi impressionanti
Negli occhi delle capre il riflesso dei lampi
Ammutolisce sguardi, vеgliano sui campi
Non mi ha mai dato pace nemmeno tagliarmi
Gridano i fantasmi, annidano nеi Fasmidi
Stanchi Elasmobranchi
Branchi di rabdomanti
Gli arti perforanti di esseri volanti
Nutriti da scarti di putridi viandanti
Non conto più gli squarci
Non volgo più gli sguardi
Attorno supplicanti
Dal corpo di ungulati
Non voglio più distrarmi
(Risorgon ruminanti con occhi pugnalati)
Non voglio più distrarmi
Tagli sopra al torso, stremo in onanismo
Scevro dal mio corpo primevo organismo
Eco d'ostracismo bieco interiorizzo cieco
Egoismo disseto mero Tirso
Estremo erotismo, necrotizzo fieno nero vischio, allevo terrorismo
Conficcano pugnali
Incidono dai genitali
Cola sangue dagli altari
In cerchio satiri sileni
Con umani
Su pelli di capra ornamentali
Mangiano bulbi oculari strani canti pianti avari
Dormirò in mezzo alle tombe di compianti cimiteri
Nutrirò la malattia fino agli stadi finali
Ornami coi resti putrescenti d'orridi viventi e organi senzienti verdi sordidi e gementi rondini morenti, vortici e correnti, venti nordici dolenti
Aventi ostici sgomenti cosmici
Umore cala a picco, un tumore in alambicco
Chissà se starà zitto e il rumore sarà estinto