Ottorino Respighi - La najade
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Pullula ne l’opaco bosco e lene
Tremula e si dilata in suoi leggeri
Cerchi l’acqua; ed or vela i suoi misteri
Ora per tutte le sue chiare vene
Ha un brivido scoprendo all’imo arene
Nuziali ove ancor restano intieri
I vestigi dei corpi che in piaceri
D’amor commisti riguardò Selene
Morta è Selene; morte son le Argire;
I talami, deserti; nel sovrano
Silenzio de la notte l’acqua tace;
Ma pur sembrami a quando a quando udire
Il gorgoglio di un’urna che una mano
Invisibile affonda in quella pace
Tremula e si dilata in suoi leggeri
Cerchi l’acqua; ed or vela i suoi misteri
Ora per tutte le sue chiare vene
Ha un brivido scoprendo all’imo arene
Nuziali ove ancor restano intieri
I vestigi dei corpi che in piaceri
D’amor commisti riguardò Selene
Morta è Selene; morte son le Argire;
I talami, deserti; nel sovrano
Silenzio de la notte l’acqua tace;
Ma pur sembrami a quando a quando udire
Il gorgoglio di un’urna che una mano
Invisibile affonda in quella pace